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La riduzione del cervello e il danno della funzione cerebrale si verificano ad un livello di consumo equivalente ad un leggero bevitore sociale che non sia mai stato intossicato.

Le ricerche scientifiche sui danni dell'alcool al cervello

L'inizio della sperimentazione >> Nel 1955, C.B. Courville pubblicò una monografia su uno studio condotto su cervelli di alcolisti. L'esame rivelò che il cervello degli alcolisti deceduti anche alla terza o quarta decade di vita, somigliava a quello di persone anziane (C.B. Courville, "Effects of Alcohol on the Nervous System of Man", Ed. San Lucas Press di Los Angeles, 1955). Da quando si sono fatte queste scoperte altri ricercatori hanno eseguito tutta una varietà di esperimenti, comprendenti test fisiologici su soggetti alcolisti, registrazione delle onde elettriche del loro cervello, ecc. I ricercatori hanno concluso che il cervello di un alcolista è come quello di un anziano, sia come funzioni che come aspetto. L'alcool invecchia il cervello di venti o trent'anni.

Il discernimento morale >> Di particolare interesse è l'effetto che l'alcool ha sulla specifica area del cervello che è sede del discernimento morale. Essa è situata nei lobi frontali del cervello, subito dietro le ossa della fronte. Courville (1955) scoprì che le dimensioni di quest'area erano negli alcolisti significativamente ridotte in proporzione alle dimensioni del resto del cervello. In altre parole, i lobi frontali, centro del giudizio morale, furono trovati atrofizzati o ridotti. Per meglio comprendere la funzione dei lobi frontali del cervello, consideriamo la storia di un caso clinico del XIX secolo. In un pomeriggio del settembre 1848, nella cittadina di Cavendish, Vermont, Phineas P. Gage, di 25 anni, un capo-squadra ferroviere, aveva piazzato una carica esplosiva ed una miccia in una cavità rocciosa. Quindi aveva cominciato cautamente a pigiare la carica e la miccia annessa con una sbarra lunga circa un metro. Distrattosi un attimo, Gage girò la testa per controllare gli operai della sua squadra, quando la sbarra urtò la roccia producendo una scintilla e facendo esplodere la polvere da sparo. Istantaneamente, la sbarra sfuggì alla presa di Gage, entrò nella sua testa attraverso la guancia, lacerò il cervello ed uscì in cima al capo, giusto dietro la fronte, infine volò via per molti metri oltre Gage. Scagliato all'indietro dall'esplosione, il giovane fece alcuni movimenti convulsi, ma pochi minuti dopo fu in grado di parlare agli uomini radunati ansiosamente intorno a lui. Trasportato in paese su di carro trainato da un bue, restò cosciente per tutto il viaggio. Arrivato al suo albergo, fu in grado, con un po' d'aiuto, di salire le scale fino alla sua camera. Fu curato da due medici di campagna fino a completa guarigione che avvenne, secondo il rapporto medico, dopo due mesi e mezzo. Prima dell'incidente, Gage era descritto come un uomo di media statura, di corporatura atletica, dalle abitudini moderate e di notevole carattere. Dopo l'incidente, benché il suo corpo fosse fisicamente guarito, apparve evidente che Phineas Gage, il rispettato capo-squadra, non fosse più l'uomo di prima. Per dirlo con le parole del suo medico, il dott. J.M. Harlow, "l'equilibrio o il giusto rapporto, per così dire, fra le sue facoltà intellettuali e le sue tendenze animali sembra essere stato distrutto. Egli è incostante, irriverente, si abbandona a volte alle più grandi profanità (il che non era uso fare prima), manifesta poco rispetto per i suoi compagni, è insofferente verso ogni restrizione o consiglio, quando questo contrasta con i suoi desideri. A volte... è ostinato, anche capriccioso e irresoluto; fa molti piani per future attività, che ancora prima di essere completamente progettati, sono abbandonati in favore di altri, apparentemente più realizzabili. Un bambino per quanto riguarda le capacità intellettuali e le manifestazioni esteriori, egli ha pertanto le passioni animali di un uomo violento. Prima della lesione riportata, benché non (scolasticamente) istruito, egli possedeva una mente ben equilibrata ed era stimato da quelli che lo conoscevano come un uomo accorto e capace nel suo lavoro, molto energico e tenace nell'eseguire tutti i suoi progetti. Da questo punto di vista, la sua mente era cambiata radicalmente, così decisamente che i suoi amici e conoscenti dissero che non era più lo stesso Gage." (J.M. Harlow, "Passage of an Iron Rod Through the Head" - Boston Medical and Surgical Journal, 39, N° 20 del 1848, pp. 389-393). La storia di questo caso clinico mostra quanto importanti siano i lobi frontali per il giudizio morale di una persona. Ora, sotto certi aspetti e subdolamente, l'alcool, a cui sono particolarmente sensibili le cellule nervose dei lobi frontali, intacca il giudizio morale esattamente e sicuramente come quella sbarra danneggiò il carattere di Phineas Gage. Eppure, per quanto irragionevole possa essere, delle persone credono che l'alcool faccia bene alla salute! Anche se fosse dimostrato che l'alcool riduce le malattie di cuore (come taluni sostengono, ma la questione è ancora molto dibattuta), tuttavia, la maggioranza delle autorità mediche in materia riconosce che il rischio rappresentato dall'alcool è superiore a qualsiasi beneficio ottenuto. Questo è tanto più vero se si considerano le recenti prove degli effetti nocivi che PICCOLE quantità di alcool hanno sulle funzioni celebrali, anche quando una persona è in stato di sobrietà.

Diminuite capacità di astrazione >> In un articolo comparso nel 1982 sull'American Journal of Public Health, E.S. Parker (con dei colleghi) riportava le scoperte di uno studio condotto a Detroit su 1.024 bevitori sociali maschi e femmine. La valutazione delle abitudini del bere rivelò che gli uomini bevevano una media di 12 volte al mese, con il consumo di due drinks per occasione (circa 30 ml.). L'analisi dei dati della ricerca, in questo gruppo, dopo test neuropsicologici, rivelò che una media di due drinks e mezzo era sufficiente per causare una diminuita funzione celebrale per quanto riguarda la memoria e la capacità di effettuare ragionamenti astratti. Inoltre, in ambedue le categorie, uomini e donne, che bevevano almeno 30 ml. alla settimana (pari a due whisky o due bicchieri scarsi di vino, oppure due birre) diminuiva l'abilità nel pensiero astratto proporzionalmente all'aumento della quantità di alcool ingerito. E' importante notare che TUTTI I TESTS DI QUESTO STUDIO FURONO ESEGUITI SU SOGGETTI SOBRI, che non avevano bevuto da almeno 24 ore (E.S. Parker e E.P. Noble, "Alcohol and the Aging Process in Social Use Drinkers", Journal of Studies on Alcohol 41, N° 1 del 1980, pp. 170-178). Parker ed i suoi collaboratori furono anche in grado di calcolare (dati confermati da un altro studio parallelo compiuto in California) che l'aumento di un solo "drink" in ogni occasione sociale causava una decrescita (sempre in stato di sobrietà) nella capacità di astrazione corrispondente all'aggiunta di 2,4 anni all'età dell'individuo; nell'esecuzione di pensieri elaborati di 3,7 anni. (Parker, "Cognitive Patterns... in Male Social Drinkers", pp. 46-52). Inoltre, i dottori M.K. Jones e E.S. Parker con i loro rispettivi assistenti sono stati in grado di dimostrare che le deficienze neuropsicologiche causate dall'alcool ingigantiscono con l'invecchiamento del soggetto. (M.K. Jones e B.M. Jones, "The Relationship of Age and Drinking Habits to the Effetcs of Alcohol on Memory in Women", Journal of Studies on Alcohol 41, N°1 del 1980, pp. 179-185; e anche Parker, "Alcohol and the Aging Process", pp. 170-178). In relazione a un simile deterioramento delle capacità intellettive, il dott. R. Hannon ha commentato che è impressionante notare come i soggetti, sia maschi che femmine, che sono giovani e consumano alcool solo da pochi anni, mostrino questa diminuzione della capacità di produrre ragionamenti elaborati, in stato di sobrietà. (R. Hannon, C.L. Day, A.M. Butler, A.J. Larson, M. Casey, "Alcohol Consumption and Cognitive Functioning in College Students" Journal of Studies on Alcohol 44, N° 2 del 1983, pp. 283-298). Benché gli alcolisti per definizione consumino più di 50 litri di alcool puro all'anno e taluni fino a 130 litri, le scoperte di una diminuita capacità, durante gli esami di abilità mentale, sono state ritrovate presso leggeri bevitori, che ne consumavano veramente poco: quattro litri all'anno (E.S. Parker e E.P. Parker, "Alcohol Consumption and Cognitive Functioning in Social Drinkers", Journal of Studies on Alcohol 38, N° 7 del 1977, pp. 1224-1232). Tale scoperta è stata confermata anche da altri ricercatori, quali il dott. Jones, già citato prima. Il che equivale approssimativamente a 10 ml. di alcool puro al giorno, ovvero 240 ml. di birra o 80 ml. di vino (circa MEZZO BICCHIERE!). A mano a mano che il consumo di alcool aumenta verso il livello dei forti bevitori, in corrispondenza l'abilità di richiamare alla memoria eventi ed informazioni risulta menomata (J.N. MacVane, N. Butters, K. Montgomery, J, Farber, "Cognitive Functioning in Men Social Drinkers: A Replication Study", Journal of Studies on Alcohol 43, N° 1 del 1982, pp. 81-95).

Il "rimpicciolimento" del cervello >> In Australia la dott. L.A. Cala, con i suoi assistenti, ha studiato per molti anni gli effetti dell'alcolismo sul cervello e sulla sua abilità di funzionare (L.A. Cala, "C.T. Demonstration of the Early Effects of Alcohol on the Brain" in M. Plenum, Ed., Recent Developments in Alcoholism [New-York: Plenum Press, 1985], vol 3, pp. 253-264). Per determinare a che punto il consumo di alcool comincia a danneggiare il cervello, Cala esaminò forti bevitori, usando il metodo diagnostico della T.A.C. (Tomografia Assiale Computerizzata) e trovò un'atrofia del cervello già in corso (L.A. Cala, F.L. Mastaglia, B. Wiley, "Brain Atrophy and Intellectual Impairment in Heavy Drinkers - A Clinical Psychometric and Computerized Tomography Study", Australian and New Zealand Journal of Medicine 8, N° 2 del 1978, pp. 147-153). Usando lo stesso procedimento (T.A.C.), allora esaminò un gruppo di individui considerati da moderati a leggeri bevitori. Dei 39 bevitori esaminati, 30 accusavano un certo rimpicciolimento cerebrale, presentando nei lobi frontali i primi segni del danno (L.A. Cala, B. Jones, P. Burns, R.E. Davis, N. Stenhouse, F.L. Mastaglia, "Results of Computerized Tomography, Psychometric Testing and Dietary Studies in Social Drinkers With Emphasis on Reversibility After Abstinence", Medical Journal of Australia 2, N° 6 del 1983, pp. 264-269). I risultati di questi studi indicano per ora che la quantità di alcool ingerito che causa il rimpicciolimento del cervello è inferiore a 60 ml., ovvero circa quattro whiskey. La ricerca ha anche riscontrato una menomazione del discernimento morale con l'assunzione di solo 30 o 60 ml. di alcool (F. Fincham, J. Barling, "Effects of Alcohol on Moral Functioning an Male Social Drinkers", The Journal of Genetic Psychology 134, 1979, pp. 79-88). Dev'essere ricordato che questa riduzione del cervello e il danno della funzione cerebrale si verificano ad un livello di consumo equivalente ad un leggero bevitore sociale che non sia mai stato intossicato. "E' stato trovato - dice un ricercatore - che la progressione nel grado di atrofia cerebrale nei bevitori sociali segue lo stesso corso di quello dei pazienti affetti da alcolismo, solo che il grado di atrofia è maggiore in quest'ultimo gruppo." (Cala, "Results of Computerized Tomography... Studies", pp. 264-269). Inoltre, dopo lo studio dei dati sulla funzionalità epatica per determinare l'eventualità di un danno al fegato, la dott. Cala ha concluso che appare evidente che, con l'uso di bevande alcoliche, il danno al cervello si verifica prima che gli esami clinici possano evidenziare danni al fegato (Cala, "C.T. Demonstration of the Early Effects of Alcohol", pp. 253-264). Da questa ricerca, apprendiamo comunque anche qualche buona notizia per i bevitori. Nel loro sforzo di capire gli effetti dell'alcool sul cervello, i ricercatori hanno studiato undici bevitori sociali che erano d'accordo di astenersi dall'alcool per un periodo di sei mesi o più. (L.A. Cala, P. Burns, R. Davis, B. Jones, "Alcohol-related Brain Damage - Serial Studies After Abstinence and Recommencement of Drinking", Australian Alcohol/Drug Review 3, N° 2 del 1984, pp. 127-140). Benché il cervello non rimpiazzi le cellule morte, in dieci su undici soggetti di questo esperimento, non solo l'atrofia cerebrale si arrestò, ma si verificò effettivamente una parziale inversione del processo. I lobi frontali del cervello intaccati dall'alcool possono essere paragonati ad un braccio atrofizzato dopo essere stato liberato da un'ingessatura. Le cellule che sono state vicine alla morte o le cui dimensioni si sono ridotte possono essere recuperate alla loro piena capacità con la cessazione dell'uso dell'alcool, tanto quanto un braccio recupera il suo normale vigore e dimensioni con il ritorno al movimento e all'uso. Questi ricercatori scoprirono che la densità sia della materia grigia che della materia bianca del cervello si sviluppava verso la normalità, sebbene non ci fosse un pieno recupero, dopo la cessazione dell'uso dell'alcool. Se con la tecnologia del metodo diagnostico della T.A.C. oggi siamo in grado di scoprire tali sottili effetti dannosi delle piccole quantità di alcool, che cosa rivelerà la tecnologia di domani? C'è ancora un fattore da tener presente: il livello di tolleranza dell'alcool nelle donne è circa la metà rispetto agli uomini, e un bicchiere di vino per un bambino equivale a circa un litro per un adulto.

Schema: Tipo di Quantità media 

Tasso di alcool puro contenuto nella bevanda

BIRRA 360 ml. 15 ml.

VINO 120 ml. 15 ml.

WHISKEY 40 ml. 15 ml.]

BEVANDE ALCOLICHE