Pene più severe per chi maltratta gli animali, compresi quelli che li
utilizzano per i film porno. A chiederle è la sezione di Genova della Lega
per la difesa del cane, che ha presentato una denuncia ai carabinieri contro
i film a luci rosse con animali, specie cani e cavalli. «Chi maltratta un
animale rischia una contravvenzione da 1.033 a 5.164 euro (da due a 10
milioni di lire) - spiega l’avvocato Patrizia Franco, legale dell’associazione
- ma il reato si prescrive in tre anni e, considerata la durata dei processi,
non si arriva mai alla condanna». La Lega chiede perciò al parlamento di
inasprire le pene, e alle forze di polizia di applicare le norme anche alla
zoo-pornografia.
Ricordiamo che due mesi fa la Guardia di finanza di Brindisi ha sequestrato
20mila cassette porno di questo tipo. «L’articolo 727 - spiega l’avvocato -
dice fra l’altro che è colpevole di maltrattamento chiunque adopera gli
animali in giochi, spettacoli o lavori insostenibili per la loro natura.
Costringere un animale ad avere rapporti sessuali con esseri umani è contro
natura, e deve essere considerato reato».
Alla denuncia presentata ai carabinieri di Genova, la Lega ha allegato un
video in cui un alano ha rapporti sessuali per due ore con una donna. «Il
cane respira a fatica ed è visibilmente drogato - commenta il commissario
straordinario della Lega, il veterinario Pier Luigi Castelli - Dopo essere
stato costretto a queste pratiche, è probabile che sia morto». L’associazione
paragona la zoo-pornografia alla pedofilia. «La seconda è senza dubbio più
grave - spiega Castelli - però anche nella prima ci troviamo di fronte ad
atti sessuali con esseri viventi incapaci di intendere e di volere». «Si
tratta di giochi erotici fra esseri umani, soprattutto donne, sicuramente
costrette - continua Castelli - e cani, cavalli, capre, serpenti, asini e
gatti. Gli animali vengono fasciati e legati per meglio essere assoggettati,
drogati e poi probabilmente uccisi. Stupisce che i video abbiano il timbro
Siae». Non a caso il primo obiettivo da colpire, per la Lega, è proprio la
Siae, «che ponendo il suo bollino sulle videocassette prodotte all’estero -
dichiara l’avvocato Franco - si rende complice nella diffusione di video
illegali».
Alla battaglia contro la zoo-pornografia si associa anche il Comune di
Genova. «In Italia - dice l’assessore Elio Volpone - occorre che agli animali
sia riconosciuto lo status di essere vivente».
Fonte: Il Mattino
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